Buzludzha

 

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Sono stata a Buzludzha nel maggio del 2015.

Ci sono arrivata su indicazione del padrone della pensione di Shipka, un tranquillo paesino di campagna ai piedi dei monti, alla base della strada per il passo omonimo.

I monti sono i Balcani, quelli veri, che nella mia geografia mentale avevo sempre posizionato in un luogo poco chiaro dei paesi dell’est europeo, paesi detti appunto balcanici. I Balcani in verità attraversano e tagliano in due la Bulgaria. E questa è una prova che la geografia si impara viaggiando.

I passi e le vette di questi monti, che qui si aggirano sui 1400 mt, sono stati il teatro di alcuni avvenimenti cruciali nella storia bulgara. 

Due importanti luoghi sono stati celebrati dall’uomo: il memoriale di Shipka ricorda i caduti della guerra, infine vittoriosa per bulgari e russi, contro gli ottomani (1877-1878) e il monumento di Buzludzha è stato costruito nel luogo in cui nel 1891 si incontrarono segretamente i fondatori del partito socialdemocratico bulgaro.

Questi due monumenti si guardano da lontano, torreggiando su crinali che in maggio sono verdi di un verde speciale, ma che possono essere tremendamente inospitali in altre stagioni, non per niente Buzludzha, nome di questa cima, viene dalla parola turca buzluca che si traduce con glaciale.

Il monumento al comunismo, straordinario nella sua decadenza, l’ho scorto dalla cima su cui si trova il memoriale di Shipka. Mi ha incuriosito questa forma circolare, ho pensato fosse una costruzione militare e pertanto non avvicinabile.

E invece no. Ci sono arrivata così il giorno dopo, seguendo le istruzioni del loquace oste di Shipka, su per una strada tutta tornanti e ciclisti; al bivio della strada da Kazanlak si trova una statua di Dimitar Blagoev, fondatore del partito socialdemocratico bulgaro e poi si sale evitando le buche: la visuale si apre sempre più sulla pianura fertile del fiume Tundja, costellata di collinette che nascondono le tombe dei Traci.

 

Si passa per boschi e slarghi buttando l’occhio sulla meta: mano a mano che mi avvicinavo venivo come rapita da questo ufo di cemento solitario appoggiato in un ambiente spettacolare.

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Ignorate le inquietanti moto da cross e fatta amicizia con un ragazzino del posto venuto su per un picnic domenicale in famiglia, ho trovato un buco nel muro (le porte sono sprangate) e siamo entrati.

Questo monumento venne inaugurato nel 1981 e vi si tenevano le cerimonie del regime per l’anniversario della nascita del partito socialdemocratico, al piano superiore nel salone circolare con gradinate per il consesso politico.

Tutte le pareti sono mosaicate, rappresentano personaggi e momenti della storia del socialismo e comunismo e dal soffitto ci sovrasta un’enorme falce e martello.

Ora è un altro tempo, il monumento abbandonato si sta deteriorando, parte del tetto non c’è più e il rivestimento del soffitto sta cadendo. I mosaici si stanno staccando, altre scritte ironiche decorano le facce dei padri del comunismo (ah… sapere il bulgaro).

L’effetto è suggestivo, non mi stancavo di girarmi intorno.

Di nuovo all’aperto ho fatto un giro dell’edificio scoprendo vari graffiti e la torre dalla cui sommità un fascio di luce ruotava verso tutti i punti del paese (immagino tipo faro del Cocoricò), ma ormai non c’è più neanche l’ascensore che portava in cima.


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